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8 marzo 2009 7 08 /03 /marzo /2009 16:58

Sin dall’antichità il serpente è stato venerato, rispettato, elevato a divinità, paragonato al creatore, considerato un protettore o un custode della conoscenza, un demone, un messaggero degli inferi,…

Tutti i popoli e le culture sono legate, in un modo o nell’altro, al serpente (ad eccezione delle civiltà che popolano paesi in cui questo rettile è assente) e nessuno, ancora oggi, ne è indifferente: c’è chi lo ama, chi lo rispetta, chi lo odia, chi lo teme, ma nessuno lo ignora.

Per non annoiare con un pesantissimo corso di storia, divido questo articolo, sul rapporto uomo-serpente, in vari capitoli che vi presenterò man mano avrò il tempo di prepararli. Sempre per non stancare, darò solo dei brevi cenni di culti legati al serpente, originari da vari paesi e di varie epoche, tralasciando, purtroppo, innumerevoli leggende e tradizioni. Se desiderate maggiori informazioni o approfondimenti, non esitate a richiedermele. Cercherò anche di presentarvi degli oggetti, presenti nella mia collezione, inerenti all’argomento.
 

Serpente in osso, XIX° secolo, Uzbekistan.
 

Incominciamo col capire perché il serpente è così tanto presente nelle religioni e nelle culture.

Ha un aspetto sfuggevole ed agile malgrado non abbia arti.
Il suo veleno può causare la morte di un uomo, ma può anche essere usato in medicina, per curarci.
Ha uno sguardo fisso ed imperturbabile.
Il fatto che “rinasca più giovane” e bello dopo la muta.
Può nascondersi negli antri della terra ma pure arrampicarsi negli alberi, nuotare nell’acqua, ecc.
Tutti questi (e molti altri) fattori hanno sicuramente contribuito a far credere che il serpente fosse un essere soprannaturale, immortale ed in contatto con entità superiori.

Sin dalla preistoria il serpente è stato rappresentato con incisioni e pitture rupestri e per ornare armi ed ornamenti in osso.
 

Vaso in terracotta decorato con dei cobra, Indus Valley, 2500 a.C.
La Civiltà della Valle dell’Indo (3300-1500 a.C.)  è una tra le più antiche del mondo assieme a quelle della Mesopotamia e si è sviluppata lungo il fiume Indo in Pakistan e India Occidentale. 

 

Le prime grandi civiltà del neolitico.

Il serpente è legato alla fertilità, il suo corpo sinuoso può essere paragonato ad un fiume, quindi all’acqua e alla pioggia (in alcune zone i serpenti si nascondono nella stagione secca e “ricompaiono” con le prime piogge). Le prime grandi civiltà neolitiche, che vivevano di agricoltura ed allevamento, erano strettamente legate alle piogge, scarse o troppo abbondanti, che influenzavano l’esito del raccolto annuale.


Copia di rappresentazione della Dea Madre, Periodo Neolitico (3500 a.C.), Malta. 
 

Questi primi popoli di agricoltori credevano nella Dea Madre, la Terra. Questa Dea veniva rappresentata con gli attributi femminili ben marcati per evidenziarne la fertilità. Il serpente si univa alla Terra per renderla fertile e prospera, e l’uomo era dipendente sia dalla Dea Madre che dal serpente; dalla terre e dall’acqua; dalla femmina e dal maschio.


Copia in nefrite di rappresentazione della Dea Madre che si unisce al serpente. Cultura Hongshan (3500 a.C), Mongolia Interna.  
 

Su numerosi oggetti di culto possiamo quindi trovare rappresentati dei serpenti, soli o accompagnati dalla Dea Madre o da altre figure. Spesso questi manufatti facevano parte del corredo funebre di personaggi importanti, quali re, capi e sacerdoti ed accompagnavano i defunti nella loro vita ultraterrena. A quei tempi si credeva pure ad una rinascita dopo la morte ed il serpente rappresenta molto bene questa resurrezione con il fatto di mutare periodicamente la propria pelle, quasi fosse un essere immortale. 

Possiamo quindi dedurre che per alcune società neolitiche, il serpente fosse un simbolo di rinascita, di immortalità e di fertilità.

 

 

 

Copyright © Grégoire Meier 2009 . Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale dei testi e delle foto.

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17 febbraio 2009 2 17 /02 /febbraio /2009 09:56

 

 

In questo teschio di crotalo possiamo ben vedere i due denti veleniferi.

Nel nostro cantone, gli unici serpenti velenosi sono le vipere (Vipera aspis e Vipera berus).

Il veleno viene usato dal serpente per uccidere le prede ed iniziare il processo di digestione di queste ultime.

In parole semplici possiamo dire che il veleno è una saliva modificata, che contiene tossine ed enzimi, prodotto da due ghiandole poste nella parte posteriore della testa del serpente e collegate ai denti veleniferi. Questi denti servono ad inoculare il veleno nelle prede, e sono posti nella parte anteriore della mandibola superiore della vipera (questo tipo di dentatura viene chiamata solenoglifa).

  

 Teschio di crotalo con dentatura solenoglifa, come la vipera.
 

La vipera ha la facoltà di decidere quanto veleno iniettare nella sua preda e se usare un solo dente oppure tutti e due. Queste scelte sono fatte in base alle dimensioni della preda, per evitare uno spreco inutile di veleno.

Per molti parlare di vipere equivale a parlare di cosa succede nel caso in cui ci si facesse mordere da una di essa.

In questi casi è difficile trovare opinioni razionali, alcuni minimizzano un tale avvenimento ed altri lo esagerano.


 Pietra nera, usata in Africa e Asia per curarsi dal morso dei serpenti.
 

La cosa importante da ricordare è che ogni morso è un morso. La reazione che può avere la vittima dipende da numerosi fattori: il suo stato di salute, le sue sensibilità o allergie, la zona colpita, la sua età, l’età del serpente, lo stato di salute del serpente, la stagione, la quantità di veleno inoculato e molti altri.

 

Perché un serpente morde un essere umano?

 

Di sicuro un serpente non ha niente da guadagnare nel morsicare una persona, anzi!

Generalmente chi si fa mordere da un serpente ha tentato di catturalo, di ucciderlo e di molestarlo, generando un legittimo comportamento di difesa da parte dell’ofide.

I casi di incidenti casuali sono più rari e spesso dovuti comunque a nostre distrazioni. Ricordiamoci che quando ci immergiamo nella natura siamo noi gli ospiti, quindi sta a noi prestare attenzione a ciò che facciamo e a dove mettiamo le mani. Come abbiamo visto i serpenti si mimetizzano molto bene.


Sotto il cespuglio di mirtillo, nel centro della foto, c'è una vipera.

Per evitare indesiderati incontri ravvicinati coi serpenti basta rispettare alcuni parametri logici, come ad esempio quello di non mettere le mani in erbe alte (dove non si vede ciò che c’è sotto), non infilare le dita in buchi o tra i sassi, guardare dove si mettono i piedi e dove ci si siede.


 

I serpenti sono sensibili alle vibrazioni del terreno, per cui, prima di sedersi o mettere le mani ovunque, basta camminare un po’ pesantemente per farli fuggire. 

Se malgrado la prudenza e le precauzioni ci facciamo morsicare da un serpente, dobbiamo seguire alcune piccole regole per evitare di peggiorare la situazione. Qui di seguito troviamo un elenco di ciò che è meglio fare e ciò che è preferibile non fare in un tal caso.


 

In questa sede non voglio sostituirmi ai medici ed agli specialisti (non ne ho le competenze), per cui le seguenti regolette vanno prese in modo indicativo e declino ogni responsabilità per l’uso che terzi possano farne. 

 

Cosa fare in caso di morso da serpente.

 

-       La prima cosa da fare è restare calmi, L’agitazione aumenta la diffusione del veleno nel corpo.

-       Togliere anelli, orologi, braccialetti, …

-       Immobilizzare l’arto colpito con una stecca, un legno o altro.

-       Applicare una benda elastica all’arto. Questo bendaggio deve partire dal punto morso in direzione della radice dell’arto. Questo bendaggio NON DEVE ESSERE UN LACCIO EMOSTATICO, serve solo a rallentare la circolazione linfatica. Verificare che a valle del bendaggio sia percepibile il battito cardiaco.

-       Cercare di non fare sforzi.

-       Recarsi da un medico.

 

Malgrado le vecchie credenze e ciò che vediamo nei film è importante:

 

-       NON agitarsi.

-       NON tagliare, succhiare spremere, bruciare la parte morsa dal serpente.

-       NON applicare un laccio emostatico.

-       NON bere alcolici.

-       NON somministrare siero antivipera.

 

Spesso nei consigli che si leggono in libri, riviste, ecc. si dice di catturare o uccidere il serpente per poterlo identificare. Personalmente sono di un altro avviso: come abbiamo visto, solitamente chi si fa mordere è chi ha cercato di uccidere o catturare il serpente, in questo caso si potrebbe andare in contro ad un secondo morso.

 

 

Come fare allora a sapere se a morderci è stata una vipera o un inoffensivo colubro?

 

Il veleno delle vipere contiene delle sostanze molto attive che in pochi minuti fanno manifestare, nella parte del morso, un dolore intenso, un edema, una cianosi e delle ecchimosi.

Se siamo stati morsi da un innocuo colubro sentiremo solo un dolore superficiale.

In pratica possiamo dire che se non riscontriamo lesioni nella parte colpita dopo 3 o 4 ore, siamo stati “vittime” di un colubro o di una vipera particolarmente avara di veleno (per nostra fortuna).

 

 

Come abbiamo visto in precedenza, la vipera può decidere la quantità di veleno che vuole iniettare e, spesso nei casi di morsi da difesa, non inietta il veleno (morso a secco). Questi morsi a secco rappresentano quasi la metà dei casi di morsi di vipera.


 

Come ultima nota rassicurativi, vi faccio notare che in Svizzera, negli ultimi 30 anni, si conta un solo caso di decesso a cause imputabili al morso di un serpente indigeno.

 
 

 

Tutti i "kit" antiveleno fotografati in questo articolo non sono più attuali, alcuni risalgono agli inizi del XX° secolo, altri usati dai soldati Statunitensi fino agli anni ’70.

Oggi la medicina si avvale di altri metodi, meno dannosi, per trattare un morso di serpente.

 

 

Copyright © Grégoire Meier 2009 . Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale dei testi e delle foto.

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5 febbraio 2009 4 05 /02 /febbraio /2009 11:55

È da sempre che sento parlare della vipera del corno in Ticino, sia nei “racconti popolari” che in libri e riviste scientifiche. Questo argomento mi interessa molto, come interessa molte altre persone, per poter capire se questo serpente è presente naturalmente sul nostro territorio oppure se è stato introdotto dall’uomo.

Cominciamo a capire chi è la vipera del corno (Vipera ammodytes).

 

 Foto di Yves Brunelli


Questa vipera è relativamente simile alla Vipera aspis, ma con un “cornino” carnoso all’estremità del muso. La sua colorazione è molto variabile (grigio, marrone, rossiccio e le varie sfumature) con un zigzag scuro che percorre tutta la schiena. Questa vipera può raggiungere i 90 cm di lunghezza.


 Notate la variazione di livrea in questo gruppo di tre Vipera ammodytes


La Vipera ammodytes ha una distribuzione geografica che si estende dall’Austria Meridionale fino alla Turchia Occidentale passando dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Penisola Balcanica e dalla Grecia. Una piccola popolazione isolata è presente in Italia nell’Alto Adige.

 

Coppia di Vipera ammodytes gregorwallneri, la sottospecie presente in Austria e Slovenia.
È forse la sottospecie più adatta a vivere nel nostro Cantone?


Nel nostro Cantone sono presenti delle popolazioni isolate di Vipera berus, che non hanno più nessun contatto con le altre popolazioni Svizzere o Italiane. Un fenomeno simile potrebbe riguardare anche la Vipera ammodytes in Ticino, cioè si tratterebbe di una popolazione residua ed isolata, un po’ come quella del Trentino Alto Adige.

 
 

Discutendo con varie persone, mi è stata segnalata la presenza della vipera dal corno un po’ ovunque in Ticino, ma, fino ad ora, non ho ancora avuto nessuna prova concreta e materiale che attesti tali avvistamenti. La livrea della Vipera aspis è talmente variabile che alcune persone, vedendone una particolarmente grande con un disegno zigzagante, la potrebbero confondere con una Vipera ammodytes. C’è anche da dire che spesso chi vede i serpenti ne ha una certa paura che porta ad un’esagerazione sulle sue dimensioni reali, sulla sua colorazione (un serpente in movimento confonde la vista) e sulla presunta presenza di un cornino sul muso…

 


A partire dalla fine degli anni settanta, al seguito del ritrovamento di una (o più?)  Vipera ammodytes in Ticino, si cominciò a parlare di un’introduzione abusiva di vari individui di vipera dal corno in alcune nostre valli. Perché alcune persone abbiano voluto liberare questo serpente sul nostro territorio non si sa, come non si conosce il numero di vipere liberate.

Ora la questione è di sapere se questi serpenti siano sopravvissuti e se si siano riprodotti, ancorandosi definitivamente al nostro territorio.

Il rischio maggiore è che delle Vipera ammodytes si siano accoppiate con delle Vipera aspis creando degli ibridi (fenomeno già osservato in natura, in zone dove le due specie coabitano). Questo imbastardimento potrebbe portare alla distruzione di alcune popolazioni indigene di Vipera aspis e creare non pochi problemi nel caso una persona si facesse mordere da uno di questi serpenti ibridati (la composizione del veleno degli ibridi di serpenti velenosi ha delle componenti diverse di quello degli individui definiti).

 


Di tanto in tanto percorro le zone dove sono state osservare queste Vipera ammodytes ticinesi, ma fino ad ora senza successo…

Se avete delle osservazioni o delle testimonianze che riguardano la vipera del corno in Ticino, vi prego di contattarmi. Ogni tassello ci può aiutare ad avere un quadro completo della questione Vipera ammodytes.

  

Tutte le Vipera ammodytes che illustrano questo articolo sono state fotografate nei miei terrari.

 

 

 

Copyright © Grégoire Meier 2009 . Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale dei testi e delle foto.

 

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1 febbraio 2009 7 01 /02 /febbraio /2009 16:47

I serpenti come tutti i rettili sono animali ectotermi, cioè la loro temperatura corporea è influenzata da fattori esterni. Per poter svolgere le loro attività, i rettili, hanno bisogno di raggiungere una temperatura corporea minima con l’ausilio, generalmente, del sole. Questa fase, in cui il rettile scalda il proprio corpo, è chiamata termoregolazione. In poche parole possiamo dire che un serpente si espone al sole finché non ha raggiunto una temperatura corporea a lui adatta. Al disotto di una certa temperatura corporea il serpente non può digerire  e le sue funzioni vitali sono notevolmente rallentate. Alle nostre latitudini i mesi freddi non permettono una termoregolazione, per cui i serpenti sono costretti ad un periodo di riposo che viene comunemente chiamato letargo.

Per essere precisi il termine letargo è appropriato ai mammiferi, mentre per i rettili è più corretto parlare di latenza invernale.


Tre subadulti di Vipera aspis francisciredi in latenza invernale (foto scattata nei miei terrari). Anche in natura può capitare che diversi individui svernino nello stesso nascondiglio.

In autunno, quando le giornate si accorciano e le temperature calano, i serpenti cessano di nutrirsi e raggiungono i quartieri invernali. In queste zone i rettili trovano dei ripari, spesso sotto mucchi di sassi, tra le radici di alberi, in gallerie sotterranee… dove possono passare l’inverno al riparo dal gelo. Durante la latenza invernale, la temperatura corporea dei serpenti può abbassarsi fino ai 2°C ma essi restano comunque coscienti ed in grado di muoversi.


Vipera ammodytes in latenza invernale. (foto scattata nei miei terrari)

Alla fine dell’inverno, quando le giornate si allungano e la temperatura si alza, i serpenti riemergono dai loro nascondigli per termoregolarsi ai primi raggi di sole.

Malgrado diversi mesi passati senza cibo, all’uscita del riposo invernale, i serpenti avranno perso pochissima massa corporea, questo grazie al fatto che il loro metabolismo si è rallentato notevolmente, spendendo pochissime energie.

Subito dopo la latenza invernale i serpenti “vanno in amore”, prima ancora di alimentarsi, cercano di accoppiarsi.




In altre latitudini, dove il clima è totalmente diverso da qui, alcuni serpenti hanno un periodo di riposo nella stagione calda. In pratica quando la temperatura diventa troppo elevata questi serpenti cercano rifugio in tane, tra le radici di alberi, ecc. per sfuggire al surriscaldamento del proprio corpo (una temperatura corporea troppo elevata è fatale ai rettili).

Il Python regius, originario dell'Africa Occidentale, ha un periodo di riposo nei mesi caldi.
(foto scattata nei miei terrari)

In altre zone ancora, i serpenti hanno un periodo di riposo nella stagione secca, riprendendo le loro normali attività al ritorno delle piogge.

 

 

 

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26 gennaio 2009 1 26 /01 /gennaio /2009 13:36



Tra le sette specie di serpenti presenti in Ticino, manca solo lui, il colubro di Esculapio. 


Il colubro di Esculapio (Zamenis longissimus o Elaphe longissima) o saettone può raggiungere una lunghezza di un metro e mezzo ed ha una livrea bruno-giallastra che tende a schiarirsi verso il capo.

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Quasi tutti gli individui hanno diverse squame bordate di bianco sparse sul corpo. In alcuni esemplari possiamo notare delle leggere linee più scure che corrono lungo tutto il corpo. I neonati presentano sulla nuca un collarino giallo che sparisce con l’età.


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Giovane col tipico collarino giallo.

 

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Questo elegante colubro ama particolarmente vivere ai margini del bosco, in zone cespugliose e nei roveti. Lo possiamo spesso osservare anche nei vigneti dove trova rifugio nei vecchi muri a secco. Il colubro di Esculapio si nutre prevalentemente di piccoli roditori anche se non disdegna qualche nidiaceo che scova arrampicandosi nei cespugli o negli alberi bassi.


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Il saettone generalmente rimane immobile, quando ce ne avviciniamo, facendo affidamento al mimetismo.

Foto di Yves Brunelli

Malgrado la sua indole tranquilla e dolce, se si sente minacciato, questo serpente non esita a sollevare dal suolo la parte anteriore del proprio corpo lanciandosi in finti ed intimidatori attacchi.


2 copia

Nell’Antica Grecia questo colubro era un attributo di Asclepio, Dio della medicina, “trasformato” in Esculapio dai Romani. Secondo alcune ricerche sarebbero proprio i Romani ad aver introdotto il colubro di Esculapio in Ticino, trasportandone diversi esemplari, da venerare nel tempio, durante le loro campagne belliche (va ricordato che anche il castagno (
Castanea sativa) è arrivata da noi coi Romani).



Oggi, il colubro di Esculapio, è ancora usato come emblema della medicina.



3 copia

 

 

 

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